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Gruppo interforze per ripartire da Piombino, comunicato stampa

 

Il percorso di guerra che i militari devono superare nelle esercitazioni contiene certamente minori ostacoli e peripezie dell'istruttoria descritta per il progetto del treno rotaie, che Aferpi ha presentato per l'approvazione!

Eppure, da quando fu sottoscritto, nel lontano 2014, tra entusiasmi e celebrazioni, l'Accordo di Programma oramai è trascorso un lustro !!!

L'entusiasmo scaturiva dalla normativa che regola appunto gli Accordi di Programma per le aree di crisi, consentendo procedure agevolate, incentivi e quindi accorciamento dei normali passaggi burocratici, per cui non sembra vero di leggere la via crucis delle procedure descritta in questi giorni per il progetto Aferpi.

Siamo rimasti, infatti, al solito punto di partenza con la filastrocca che abbiamo imparato tutti a memoria: "I tempi dell'economia non coincidono con quelli della burocrazia!!!".

Sembra impossibile che per consolidare un sistema produttivo riferito al secondo polo siderurgico italiano, con livelli occupazionali di migliaia di posti di lavoro, diretti e indotti, si debba zigzagare tra commissioni, consulte, conferenze e chi più ne ha ne metta!

Viene da chiedersi che fine abbiano fatto le "procedure semplificate" dell'accordo di programma e le buone intenzioni per la reindustrializzazione.

Con cadenza mensile, che certamente sarà accentuata dalle campagne elettorali in corso, si organizzano convegni sull'economia per lamentare che la Toscana procede a due velocità, con l'area della Costa che viaggia lenta e con un tasso di disoccupazione a due cifre, salvo poi non riuscire a far seguire fatti concreti alle parole.

Il concetto dovrebbe essere semplice e quindi prevedere che alle situazioni straordinarie che hanno generato una crisi poderosa durata oltre dieci anni, si debba rispondere con misure di "straordinaria amministrazione" e non certamente con paradigmi burocratici che scoraggerebbero chiunque.

Si potrà obbiettare che le leggi, le norme, le procedure, le circolari e i regolamenti non consentono accelerazioni, ed allora torna l'interrogativo a che cosa sia servito sottoscrivere l'accordo di programma. Il tempo stringe in maniera implacabile, gli investimenti impongono tempi di esecuzione che non lasciano spazio alle consultazioni senza tempo!

Come da anni raccomandano gli analisti, per attrarre nuovi investimenti e soprattutto per ancorarli ai territori, occorrono programmi di "retention" che possano consolidare i piani finanziari. Il nostro territorio sembrava destinato al declino, rischiando di diventare una fotocopia della ex area siderurgica di Bagnoli ed invece con tenacia e requisiti solidi, basati anzitutto su capacità lavorative non comuni delle maestranze e del sistema delle imprese, è stato possibile resistere alla demolizione definitiva di una storica tradizione industriale manifatturiera, seppure con un prezzo altissimo che ha causato fallimenti di piccole e medie aziende e livelli di disoccupazione da brividi!

Oggi abbiamo sul territorio nuovi investitori tra i quali spiccano Jindal South West Steel, Liberty House, GE Nuovo Pignone, Piombino Industrie Marittime, per non parlare della recente sorpresa rappresentata dalla cantieristica della società Sicmi Sea Style.

Quindi occorre, con estrema urgenza, procedere al monitoraggio dello stato delle procedure di tutti i progetti di investimento - nessuno escluso - e costituire un "gruppo interforze", esattamente come si fa per la protezione civile, costituito dai responsabili dei singoli procedimenti amministrativi degli Enti che a vario titolo istruiscono le procedure e stabilire, per ogni progetto, adempimenti con tempi certi e definiti per concludere le istruttorie.

Queste sarebbero le modalità – non di  ordinaria  amministrazione- per combattere le crisi straordinarie, questa sarebbe la modalità che garantirebbe una reputazione ed un’affidabilità che il territorio merita di avere .

La sfida vera è sfruttare e far valere i requisiti e le caratteristiche che il territorio si è guadagnato nel tempo per essere attrattivo di investimenti manifatturieri, come dimostrano i progetti in attesa di definizione.

L'IRPET ha stimato che per colmare il gap occupazionale della costa occorrono 36.000 posti di lavoro, l'unico modo per iniziare la sottrazione che abbassi tale numero è soltanto quella di mettere le fabbriche in condizione di partire, assumere e produrre.

Prima questo accadrà e meglio sarà per tutti.

 


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